Perché dare un'occasione al Ragazzo Invisibile e non pentirsene.


Anni. Sono anni che vado al cinema a guardare tutti i nuovi film della Marvel o della DC Comics, pensando ogni volta a quanto sarebbe bello poter avere un'occasione in Italia per dare il contributo al genere, avere qualche persona desiderosa di rischiare abbastanza da dare vita a un film che possa magari lanciare un nuovo franchising tutto made in Italy e dare nuova linfa alle sale italiane e alla fantasia e talento dei nostri registi, sceneggiatori, attori e chi più ne ha, più ne metta.
Anni e anni di attesa, ma finalmente la barriera è stata abbattuta, il tentativo è riuscito e Il Ragazzo Invisibile è dal 18 Dicembre in tutte le sale italiane, per la gioia dei più speranzosi e per sorprendere i più scettici.



Il film è di Gabriele Salvatores, un nome che, accanto a "un'azzardata" di questo tipo, non poteva che fare bene alla credibilità del film e dell'intera produzione. Devo ammetterlo: ero scettica. Ero una delle persone più scettiche di questo Paese, ma anche una delle più speranzose! Speravo questo film potesse conquistarmi, dimostrare di avere "quel qualcosa" e poter colpire lo spettatore - in senso buono, ovviamente. E lo ha fatto? Per fortuna sì, ha saputo colpirmi, ha saputo lasciarmi qualcosa... Compreso il desiderio di vedere presto nelle sale il sequel a cui, per fortuna, il film sembra poter alludere.


Sono tanti i rischi di cui Il Ragazzo Invisibile ha accettato di prendersi carico. Principalmente, l'idea di un film sui supereroi made in Italy mi ha sempre un po' terrorizzata, perennemente convinta del fatto che potesse rivelarsi un glorioso fallimento, un misto tra un cinepanettone e quegli orrendi film splatter che l'America ci rifila ogni tre per due. Sono rimasta da questo punto di vista, invece, gloriosamente soddisfatta, davanti a una produzione invidiabile, attori capaci e credibili (credetemi, avevo certi pregiudizi che farebbero tremare le peggiori malelingue) e una storia che attinge al mondo dei supereroi che già conosciamo ma senza strafare, lasciandovi un tocco di cinema europeo che non avevo mai visto in un film di questo tipo ma che a conti fatti è calzato a pennello, rendendo a suo modo unico Il Ragazzo Invisibile. Perché ci sta un pizzico di ironia, ci stanno i grandi ideali... Ma il modo in cui questi vengono rappresentanti "fanno" il film e in questo caso lo distanziano enormemente dai supereroi che già conosciamo, rendendolo un prodotto made in Italy su cui si può lavorare, da cui si può far partire qualcosa - qualcosa che penso serva al nostro cinema, così come alla nostra televisione. Sto parlando di un franchising, forse, che promette anche dalla graphic novel che probabilmente acquisterò e si trova già su siti come Amazon. Sicuramente c'è del materiale perché, per fortuna, gli sceneggiatori del Ragazzo Invisibile non si sono lasciati sfuggire l'occasione di seminare idee che potrebbero servire per tante interessanti iniziative e produzioni. Tutto materiale che ha bisogno solo di una piccola spinta dai livelli alti, quelli "imprenditoriali", e dalla creatività nostrana per dare il meglio di sé.
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